Giovanna Caimmi

2014

Evergreen, respiro di ferro

Si tratta di un container senza genitori, dice il tipo della fabbrica al quale la parola Evergreen giunge del tutto nuova, sebbene la vecchia vasca di ferro verde gli si presenti davanti al naso tutti i giorni.

“I container li scambiano, chissà da dove viene.” E io che volevo tanto sapere a cosa si riferisce quel sempre e quel verde, quello scotch slabbrato da trent’anni di sole e pioggia che si solleva e si dimentica di sé eppure promette di essere sempre solo quel colore lì. Vado in giro e guardo, e filmo, e a un certo punto mi vengono incontro rumori di piombo, sfiati meccanici, pause vuote che si inarcano e mi fanno attendere il colpo. Dunque questo sarà il ritmo: lettera, camino, lettera, sfiati, boom, cuccia di cane, tavolo portaattrezzi, lettera, boom, via tutte le lettere in uno sfiato, in un piatto di metallo sbattuto. Ormai respiro con loro, la memoria di tutto il ferro utile, respiro di ferro.

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