CUORE DI PIETRA

a cura di Mili Romano

La prima idea di questo progetto, che si propone di accompagnare i lavori di ristrutturazione e riqualificazione urbanistica del centro di Pianoro Nuovo, è nata assistendo alla demolizione, nel febbraio 2004, di una delle palazzine IACP che sono state, dopo la seconda guerra mondiale, insieme alla Chiesa e alla Scuola elementare, fra i primi edifici del paese. Quella demolizione dava inizio al PRU ( Piano di Riqualificazione Urbana) destinato a modificare profondamente il centro del paese. L’esigenza di documentare, allora, le mutazioni delle città e ciò che si cancella e che scompare progressivamente nella struttura urbanistica e nelle abitudini e comportamenti della vita quotidiana, mi ha portato ai primi contatti con gli abitanti, per lo più anziani, di quelle case, che vivevano con angoscia l’irrompere di quel cambiamento traumatico nella loro esistenza, e all’elaborazione ironico-poetica in forma fotografica di una sorta di “resistenza” del cuore di pietra degli edifici, fatto dell’avvicendarsi delle generazioni e delle tante storie di umano abitare che le loro pareti ci tramandano. Ma, stravolgendo un po’ la memoria “nostalgica” del luogo che inevitabilmente ogni demolizione porta con sé, ho pensato di far sì che quell’immagine, divenuta un manifesto affisso nei regolari spazi, circolasse anche fra la gente, cercando di trasformarlo in una sorta di catalizzatore di storie e narrazioni, in “memoria energetica” proiettata verso il futuro, memoria capace di diventare portatrice di identità. Nella nuova area urbana ricostruita si vorrebbe rimanessero, attraverso dei progetti artistico-architettonici, i segni e le voci di ciò che vi era prima. Lungi dal voler essere solo strumento decorativo e di “abbellimento”, spesso “invisibile” come lo diventano, nell’attraversamento della città, tanti “monumenti”, l’intervento artistico qui si insinua fra la gente come pratica ludico-critica, sorprendente, propositiva, aperta e, nel tempo e nella pratica di relazione quotidiana, si propone, attarverso la collaborazione, nel lungo periodo, con altri artisti, curatori, architetti ed esperti di varie discipline, nello stimolare e l’assecondare una rete collaborativa con altri progetti, anche come dinamico strumento di indagine antropologico-sociale per una conoscenza più profonda del territorio metropolitano e dei suoi problemi, oltre che come pratica condivisa, ulteriore stimolo ad un rafforzamento dell’identità del luogo e di un senso di appartenenza attraverso progetti artistici “riconosciuti” e, quando possibile, risultato di una partecipazione collettiva.